Mentre Giorgia Meloni prepara il suo governo che forse – alleati permettendo – varerà tra un mese e mentre Enrico Letta prepara il congresso del PD rinviandolo a marzo, Giuseppe Conte annuncia un’imminente manifestazione per la pace. All’iniziativa aderiscono varie associazioni – molte sono quelle cattoliche – la CGIL, i partitini di sinistra e esponenti della sinistra del PD.
Tutti chiedono il cessate il fuoco e l’avvio di un negoziato tra Ucraina e Russia. La richiesta non è nuova, ma si è fatta più pressante da quando la contro offensiva ucraina ha cominciato a cogliere successi riconquistando città e territori occupati dai russi. Da allora, con le minacce russe, sono cresciuti in Italia i timori che Putin sconfitto sul campo anziché ritirarsi ricorra alle armi nucleari. Con referendum illegittimi e illegali Putin ha poi annesso alla Federazione russa la regione ucraina del Donbass occupato sicché ove gli ucraini tentassero di riconquistarli si configurerebbe un attacco tout court alla Russia. Tanto basterebbe a Putin per giustificare il ricorso agli armamenti nucleari.
Dunque, secondo Putin, non esiste un diritto internazionale che riconosce e tutela il diritto degli stati all’indipendenza, all’integrità dei propri territori insomma alla sovranità. Esiste solo la sovranità russa che si impone con la forza e se la forza delle armi convenzionali non basta a piegare la resistenza del popolo ucraìno, se anzi, contro ogni previsione, la resistenza riconquista parte del territorio che era suo prima dell’aggressione, ecco il dittatore brandire la minaccia nucleare. Questa spudorata versione del diritto internazionale e questo invertita attribuzione di ruoli tra vittime e carnefici ha precedenti solo nella politica hitleriana.
Affermare come fanno Putin e i suoi amici che quella in corso è una guerra per procura dell’occidente alla Russia è una menzogna. Nessuno, né l ‘Ucraina, né gli Stati Uniti, né la NATO, tantomeno l’Unione Europea hanno mai sparato un solo colpo di fucile contro il territorio russo né mai ne hanno minacciato l’integrità. E’ la Russia che ha aggredito e bombardato l’Ucraina, ne ha occupato con la forza e con inumane violenze un quinto del territorio distruggendo città, quartieri residenziali, scuole, ospedali, chiese, massacrando civili, torturando e deportando famiglie e bambini e ora osa affermare che quelle terre sono sue di diritto! Quelle terre, Crimea compresa, secondo il diritto internazionale sono ucraìne e secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite votate dalla stragrande maggioranza dei suoi membri devono essere restituite dagli aggressori agli aggrediti cioè agli ucraìni.
Contro queste e altre considerazioni, torna a prendere piede la paura, la paura di una deflagrazione nucleare nel cuore dell’Europa. Gli esperti occidentali e gli uomini di governo riflettono e si dividono nella valutazione dei rischi e sui modi per prevenirli. Il presidente americano Biden si è spinto sino a evocare uno scontro nucleare apocalittico tale da avverare lo scontro finale tra il bene e il male narrato nell’armageddon biblico.
A occhio non sembra questo il modo migliore per vincere la paura. La paura si vince col coraggio e con il realismo. Il realismo consiste nel valutare quale sia il modo, la postura più idonea a scoraggiare il nemico dallo sferrare un attacco nucleare: se basti quanto già è stato detto dai militari americani ai militari russi o se occorra una dose maggiore di deterrenza quale solo un richiamo esplicito alle conseguenze può configurare. Il coraggio lo possiamo apprendere dal patriottismo degli ucraìni che per sette mesi hanno sopportato con l’invasione ogni genere di atrocità, poi hanno contrattaccato e oggi pur essendo il bersaglio di un eventuale attacco nucleare russo non demordono, anzi, intensificano il contrattacco distruggendo il ponte voluto da Putin per connettere direttamente la Crimea alla Russia e far transitare le sue colonne di carri armati.
Purtroppo, invece, tutto lascia prevedere che la manifestazione promossa da Giuseppe Conte non avrà lo scopo di vincere la paura, ma di strumentalizzarla vendendo come merce contraffatta l’equidistanza tra aggressori e aggrediti, la sconfitta del diritto dei popoli e la vittoria della forza bruta.