Conte e Salvini, beneficiari e vincitori delle elezioni del 2018, prima uniti nel governo gialloverde, poi divisi da quello giallorosso, si sono di nuovo uniti per affossare Mario Draghi e il governo di cui facevano parte, ma di cui mal sopportavano la dirittura.
La legislatura muore sotto lo stesso segno con cui era cominciata: il segno del populismo demagogico e irresponsabile, ostile all’Europa e amico del dittatore sanguinario Vladimir Putin.
Fra due mesi si vota: democratici, socialisti e liberali, riformatori e moderati non possono più indugiare. Dobbiamo unirci in un fronte repubblicano che tragga forza e volti nuovi dalle mille città italiane e dai loro sindaci, dalle associazioni civiche, da tutte le forze produttive, dalle organizzazioni sociali e culturali, dal terzo settore della solidarietà, dell’altruismo, dell’ambientalismo.
Non dobbiamo combattere per un partito, ma per l’Italia migliore risvegliata dall’esempio di Mario Draghi. Questa Italia ha bisogno di un modo nuovo di fare politica, di nuove figure rappresentative e di leader educati al bene comune e a perseguirlo con pragmatismo.