Al momento stai visualizzando Giorgia Meloni e il tempo della responsabilità

Sebbene confusamente, lasciando non pochi motivi di risentimento e qualche perdita significativa a cominciare dai tre ministri che hanno lasciato Forza Italia, il centro destra si avvia alla campagna elettorale più breve di sempre in netto vantaggio sul centro sinistra. Così netto da sembrare incolmabile. 

Accantonato il tema divisivo della leadership, riconfermata la regola che a designare il futuro capo del governo sarà il partito che avrà ottenuto più voti, Giorgia Meloni sembra vicina a cogliere il premio elettorale di dieci anni di ininterrotta opposizione a tutti i governi che si sono succeduti compresi quelli di cui hanno fatto parte i suoi alleati del centro destra. 

Nessuno le può contestare la coerenza, ma la coerenza è una virtù speciale: parla di sé non del nostro rapporto con gli altri e con la realtà. Si può essere coerenti anche negli errori, nei pregiudizi, nell’imprudenza ed ecco che la virtù della coerenza si trasforma nel vizio dell’intolleranza. Tutte cose che i più capiscono solo dopo che sono successe come è successo che, mentre Berlusconi si alleava con Letta e con Renzi e Salvini prima coi 5 Stelle e poi, nel governo Draghi, anche col PD, Giorgia Meloni è rimasta sempre e coerentemente all’opposizione. 

Milioni di elettori di centro destra mostrano di apprezzare la sua intransigenza al punto di elevare, lei da sola, ben al di sopra della somma di voti che i sondaggi attribuiscono alla Lega e a Forza Italia. Dunque, se, come sembra probabile, il centro destra vincerà le prossime elezioni il merito sarà esclusivamente di Giorgia capace di prosciugare a proprio vantaggio gran parte del comune bacino elettorale. 

Quel che non è chiaro è quale uso ne farà. Nelle intenzioni dichiarate Fratelli d’Italia dovrebbe diventare il grande partito conservatore che è sempre mancato all’Italia, ma il piccolo raggruppamento europeo di cui fa parte e di cui Meloni è presidente si chiama “Conservatori e riformisti” con evidente sprezzo del principio di non contraddizione. 

Ne fanno parte anche la spagnola “Vox” dell’estrema destra nostalgica del franchismo e il polacco “Diritto e giustizia” formazione di ispirazione cattolica, nazionalista, anti modernista. In concreto questi partiti condividono un’interpretazione reazionaria dei classici valori conservatori “Dio, Patria e famiglia”. Così usano i suoi alleati e così fa anche Giorgia Meloni che contro gli immigrati invocava il blocco navale, contro i diritti delle minoranza la famiglia naturale (come se fossero cose opposte e inconciliabili), contro l’Islam identificato col terrorismo brandisce quella che chiama “l’universalità della croce”. 

Di recente ha corretto la sua costante, ruvida, radicale contestazione dell’Europa precisando di non essere contro l’Europa ma contro “questa Europa”. Siccome è impossibile che Meloni ignori che questa Europa ha destinato all’Italia la maggior parte delle risorse stanziate per vincere la pandemia e le sue conseguenze economiche e sociali e che grazie ad esse e alle scelte di Draghi nel 2021 il nostro PIL è cresciuto del 6,6 per cento, cosa dobbiamo pensare? Che quando la realtà smentisce la sua propaganda a sbagliare è la realtà? Temo che la compagnia di cui si è circondata in Europa nuoccia alla sua visione e ai suoi propositi. L’Italia non è l’ultima venuta in Europa, non è come i nuovi arrivati paesi euroscettici già satelliti di Mosca che vogliono la protezione americana e i soldi europei, ma non lo stato di diritto e lo stato sociale su cui si fondano la costruzione e la civiltà europea. 

L’Italia è uno dei paesi fondatori di questa civiltà, è la terza economia e la seconda manifattura dell’Unione Europea. Il nostro interesse e il nostro benessere sono strettamente intrecciati a quelli europei. Lo sono da settant’anni, lo sono ancor più oggi e lo saranno domani di fronte al drammatico prolungarsi della guerra contro l’Ucraìna e all’incombere di una grave recessione economica coi rischi connessi di impoverimento e di fratture sociali. 

Finora Giorgia Meloni ha dato prova di saper condurre una lunga battaglia di opposizione con qualche ragione e con molte concessioni all’estremismo e alla demagogia. E’ venuto il tempo anche per lei di mettere in soffitta quell’armamentario, di smetterla di chiamare traditori quelli che non la pensano come lei e che hanno un’idea di come si serve la patria diversa dalla sua.