Al momento stai visualizzando Due passi falsi della presidente

Il più grande scrittore del nostro ‘900, Carlo Emilio Gadda, frugava nelle muffe della storia per cavarne segreti che svelati nella sua lingua sontuosa rifulgevano bellissimi di riso e di pianto. Forse anche la storia di Giorgia Meloni che vuole essere chiamata “il presidente“ anziché “la presidente” apparirà ai posteri come una muffa, una cosa ridicola e senza importanza. A prima vista quello di una donna che vuol farsi chiamare come un uomo sembra un caso raro se non unico, invece si tratta di una storia comune a tutte le donne che malgrado il corpo avuto in sorte si sentono e vogliono diventare uomini. C’è anche questa tra le richieste di nuovi diritti avanzate dalle persone interessate e promosse politicamente da quanti ritengono un dovere civile quello di riconoscerli nella nostra legislazione. Finora non è stato possibile accontentare i transgender per gli errori dei proponenti e per l’ostilità del centro destra. 

Tra gli ostili, in epoca recentissima, si distingueva proprio Giorgia Meloni che in parlamento e nelle piazze lanciava invettive contro i presunti sovvertitori della famiglia tradizionale e dei confini naturali tra i generi. Nondimeno, diventata presidente del consiglio, la stessa Meloni che nemmeno si sogna di voler cambiare sesso ha stabilito con apposita circolare a tutti ministeri che a lei bisognerà rivolgersi chiamandola “Il Signor Presidente del Consiglio”. Una seconda circolare è poi intervenuta a correggere parzialmente la prima eliminando sì la parola “Signor”, per il resto confermando che all’attuale inquilina di Palazzo Chigi ci si deve rivolgere chiamandola “Il Presidente del Consiglio”. Come se una professoressa volesse farsi chiamare professore, una dottoressa dottore, un’operaia operaio, una contessa conte e le senatrici senatori. 

La domanda sorge spontanea: perché l’arci italiana e conservatrice Giorgia vuole cambiare la grammatica in uso da secoli e perché ci tiene tanto che a lei ci si rivolga con l’articolo determinativo maschile anziché come a noi comuni mortali sembra naturale con quello femminile? Alcuni hanno congetturato che Giorgia consideri come una diminuzione l’essere chiamata la anziché il presidente. Altri hanno addirittura supposto che si tratti di uno sberleffo al femminismo e alle sue rivendicazioni di rispettare le differenze di genere. Resta che non avendo fornito spiegazioni il comandamento appare una bizzarria e quando la bizzarria o il capriccio diventano un obbligo cui gli altri – in questo caso le istituzioni della Repubblica – devono sottomettersi perché così vuole il capo di turno sorge l’impressione di una personalità autoritaria. 

Negli stessi giorni la presidente del consiglio ha anche annunciato la fine di tutte le restrizioni anti Covid: basta vaccini, basta mascherine – persino negli ospedali e nelle RSA! E siccome quelle misure erano state prese dai governi precedenti di Giuseppe Conte e di Mario Draghi in base alle indicazioni fornite dalla scienza Giorgia Meloni si è sentita in diritto di ammonire che “non bisogna scambiare la scienza con la religione”. Ohibò son cose da dire queste? E che significano? Che è la religione e non la scienza a fornire dettami indiscutibili alla prevenzione sanitaria? Dunque aveva ragione il cardinal Bellarmino e torto Galileo? In precedenti roboanti comizi l’allora leader dell’opposizione contrappose “l’universalità della croce alla violenza islamista” ignorando secoli di guerre e di persecuzioni perpetrate da cristiani contro altri cristiani e ancora nel XX° secolo da cristiani contro mussulmani. 

Ora, contrapponendo l’una all’altra, nega alla scienza l’autorità che è della religione e non stiamo parlando di visioni ultraterrene ma di mascherine e di vaccini! 

Siccome non risulta che la Chiesa cattolica né altre confessioni abbiano sollevato obiezioni contro gli obblighi sanitari introdotti a tutela della nostra salute e della nostra vita ci si chiede da dove Meloni abbia tratto ispirazione per sfornare una simile corbelleria come una perla di saggezza. Per intanto prendiamo nota che la presidente del consiglio anziché usare la sua autorità per tenere in riga i suoi riottosi alleati ambisce a riscrivere la grammatica della lingua italiana e a ignorare la scienza quando si tratta della nostra salute. Forse si tratta solo di presunzione m