Al momento stai visualizzando L’Araba Fenice. In un mondo in cenere rinasce l’Avanti! nel primo Maggio.

Due anni fa con la Critica Sociale e il suo editore, Stefano Carluccio, abbiamo presentato al Senato della Repubblica un evento straordinario: la digitalizzazione dell’Avanti! cioè dell’intera collezione – dal 1896 al 1993 – del quotidiano socialista.

L’iniziativa è stata presa insieme con il Circolo Salvemini di Torino e il risultato, il trasferimento su supporto elettronico perciò indelebile di un vetusto materiale cartaceo, ha reso l’Avanti e con l’Avanti un pezzo importante dell’ultimo secolo di storia italiana disponibile in rete per chiunque voglia conoscere, consultare, approfondire ovunque si trovi. Come dicono le pubblicità basta un click. 

Alla fine di quella cerimonia presi da parte Carluccio, “Bravo, bravissimo – gli ripetei – hai fatto una cosa grande”. Poi aggiunsi, “Ma dobbiamo sempre parlare del passato? Siamo condannati a vivere di memorie? E’ adesso che servirebbe l’Avanti!, è adesso che c’è n’é bisogno. Perché non proviamo a rifare l’Avanti! quello vero, originale, autentico”.

A Carluccio luccicarono gli occhi e quasi estatico mormorò, “Di carta, l’Avanti dev’essere di carta.” Hai ragione risposi: deve essere di carta ma poi anche digitale, multimediale, interattivo. Deve piacere ai nostri vecchi che vogliono tenerlo in mano come hanno fatto i loro genitori e i loro nonni. Ma deve piacere anche ai giovani che non sanno niente del socialismo antico, di quello moderno e di che cosa può essere il socialismo di oggi e del futuro.

Erano i giorni in cui si stava formando il governo giallo verde dopo la debordante avanzata dei populisti 5 Stelle e dei sovranisti della Lega nelle elezioni del 2018. Giorni convulsi dominati da timori non ingiustificati dei “barbari” che non più alle porte avevano conquistato il palazzo.

In non pochi in quei giorni abbiamo evocato il dovere di costituire al di là di tutte le divisioni un fronte repubblicano tra tutti coloro che intendono difendere la nostra libera democrazia, le sue regole civili, le sue alleanze internazionali. In molti abbiamo osservato quanto una grande riforma insieme della politica e delle istituzioni repubblicane resti ineludibile compito di una vera politica.

Se una ce n’è con coscienza nazionale e senso dello Stato.

Questo il contesto nel quale abbiamo cominciato a parlare seriamente cioè in termini professionali e di sostenibilità finanziaria del progetto Avanti!. Così seriamente che nella successiva ridda di consultazioni febbrili con esperti, tra approcci multimediali e business plan ci stavamo avvitando.

Mesi dopo le elezioni europee del 2019 certificarono la trasmigrazione di metà dell’elettorato 5 Stelle sotto le bandiere della Lega e il governo Salvini/Di Maio implose. Come si sa per non cedere a Salvini si è formata una nuova maggioranza, quella attuale tra i 5 Stelle e il PD. Appena tornato al governo Zingaretti ha proposto ai grillini di fare di necessità virtù elevando lo stato di necessità in un’alleanza strategica estesa anche ai governi locali.

Il netto rifiuto di Di Maio segnala che il problema politico creato il 4 marzo 2018 con l’orientamento populista e nazionalista della quasi maggioranza degli elettori è lungi dall’essere risolto. E’ vero che l’elettorato è diventato molto volatile ma affrontare questo gigantesco problema politico nel pieno di un’emergenza sanitaria ed economica non sembra alla portata di un PD solitario, impegnato in un governo difficile in un momento difficile, un PD che non ama discutere di politica e che finora si è dimostrato più capace di scindersi che di aprirsi e di federare altre forze.

A un certo punto, nel gennaio scorso, a sbrigarci è stato l’incontro con alcuni compagni romagnoli.

Sono stati loro con i loro amici mazziniani e repubblicani come il giovane Nenni a farci rompere gli indugi e a buttarci nell’impresa pratica di comporre un prototipo e di tentare una sortita, stampando e distribuendo in poche edicole delle loro terre un numero zero del giornale che con un titolo cubitale dava appuntamento al 1°maggio e a questa edizione dell’Avanti!. Detto fatto.

Il successo non è stato lusinghiero, è stato emozionante, entusiasmante. Non perché la modesta tiratura andata a ruba, non per il passa parola che ne è derivato e nemmeno per le telefonate e i messaggi da tutta Italia. Ma perché lì accanto a quell’edicola di Imola sotto la casa di Andrea Costa primo fondatore del socialismo in Italia si è capito che l’impresa di rifare l’Avanti! era possibile, anzi, era già cominciata.

Finalmente, come l’araba fenice dalle sue ceneri l’Avanti! è spuntato e rinasce in questo presente immiserito, impaurito e inquieto. Dopo ventisette anni di assenza e di silenzio riprende le pubblicazioni e ritorna – oggi nelle edicole di Milano e in altre sparse in Italia, presto in versione digitale – nelle case di chi l’ha prenotato e di chi l’acquisterà.

AVANTI! PER SCELTA. NON PER CASO IL 1 MAGGIO

L’Avanti! c’é. Per scelta e non per caso torna in questo 1° maggio difficile, duro, pieno d’ansia per tutti. L’Avanti! c’è, per dare una voce libera a milioni di lavoratori italiani che rischiano il posto sospesi in un limbo di incertezza sul futuro loro e delle loro famiglie.

L’emergenza sanitaria non è finita, quella economica incombe e comincia a mordere mentre nella cacofonia degliesperti, dei commissari, delle task force governative e regionali si distinguono i raggelanti allarmi di chi prevede o teme una recrudescenza del virus ai primi freddi d’autunno. Speriamo di no, ma anche in questo caso vale ripetere che “non c’è speranza senza lotta”.

La lotta contro il virus, più di ogni altra, richiede lucidità, competenza, coesione sociale e quel genere di professionalità così umanamente generosa messa in mostra dai nostri medici che rischiando e morendo hanno limitato i danni di un sistema inadeguato e impreparato a gestire un’epidemia così rapida, contagiosa e pericolosa.

C’è dunque l’urgenza di impostare le azioni necessarie per mettere il nostro sistema sanitario in sicurezza dunque in grado di fronteggiare un’epoca di rischi epidemici ricorrenti. Se il sistema sanitario lombardo – considerato un’eccellenza – ha tremato e sbandato non è solo a causa dell’impeto tremendo del contagio e nemmeno dei tanti errori di sottovalutazione compiuti dai responsabili a Roma e ancor più a Milano. Le falle del sistema non derivano dalla coesistenza competitiva di pubblico e privato. Al contrario le falle le ha aperte la convergenza, l’omologazione di pubblico e privato prodotta eleggendo un unico modello e un’unica risposta alla domanda di salute dei cittadini.

Il mega ospedale con le sue specializzazioni e i suoi costi soddisfa molte esigenze di cura, soprattutto quelle che richiedono interventi, ma non si occupa di prevenzione, non presidia i territori con una medicina di prossimità come quella un tempo assicurata dai medici di famiglia e dalla rete dei piccoli ospedali quasi tutti chiusi per economie di bilancio. Se quella della salute diventa un’industria che deve fare profitti il malato da paziente si trasforma in cliente, in un consumatore che deve essere invogliato a spendere sempre di più mentre al contrario abbiamo bisogno di prevenzione e cure che anziché fomentare riducano la necessità di ricorrere alla spedalizzazione.

MANCA UNA RISPOSTA GLOBALE

La tragedia del Covid 19 e tutti quei poveri morti quei vecchi coetanei scomparsi nella solitudine meno desiderata, senza la vicinanza di un parente, senza la possibilità di un congedo quale che sia, privati della loro individualità e trasformati in numeri e casi di predestinati a soccombere perché soggetti deboli, non è stato un bello spettacolo e non è un episodio, è un sintomo di quella cultura dello scarto tante volte denunciata da Bergoglio e che in sostanza consiste nel prevalere conscio o inconscio del punto di vista economico su ogni altro giudizio morale o semplicemente umano.

A sua volta l’economia è stata trafitta da un nemico più potente, un virus nuovo di origine ancora ignota che attacca gli esseri umani e finora è immune dai nostri attacchi. A causa sua il sistema si è prima inceppato e poi paralizzato per periodi più o meno lunghi e in diversa ampiezza in tutte le nazioni del pianeta.

MANCA UNA RISPOSTA GLOBALE

Ci sono stati gesti di solidarietà tra le nazioni ma non c’è stata una risposta globale. Tali non possono essere considerate le minimizzazioni iniziali e l’inerzia successiva di organismi come l’OMS e lo stesso FMI.

Purtroppo un’Europa sempre più ostaggio dei governi nazionali agli inizi della crisi quando l’Italia sembrava l’unica nazione seriamente contagiata ha replicato lo stesso copione minimalista. Salvo ricredersi quando l’infezione ha via via investito tutti.

Ma la partita si è riaperta gli stanziamenti delle istituzioni europee sono ingenti a cominciare dagli acquisti dei nostri titoli pubblici da parte della BCE, altri più consistenti se ne aggiungeranno, i vincoli di bilancio sono stati sospesi.

VOCE DEL SOCIALISMO LIBERALE

L’Avanti! che rinasce non è l’organo del PSI come è stato per tanto tempo. Non lo è perché vuole essere una libera voce socialista e perché non potrebbe. Nel momento del crollo il PSI se ne disfece né più lo rivendicò. I giornalisti riuniti in cooperativa di emergenza tentarono di salvare il giornale e il loro lavoro ma presto dovettero rinunciare. Il più testardo tra di loro, Stefano Carluccio, lo ha protetto da scorrerie, offerte interessate, imitazioni varie.

Da tempo mi ha chiesto di condividere la responsabilità dell’impresa e della sua direzione. Abbiamo deciso di sottotitolarlo “Voce del socialismo liberale” perché di socialismi ce ne sono stati e ce ne sono tanti, molti uniti da antichi legami di solidarietà a quello italiano, alcuni a noi indigesti da sempre come in passato quello sovietico e oggi, per esempio, quello del dittatore Maduro.

Il socialismo liberale cammina sulla strada maestra aperta dal riformismo socialista di Filippo Turati di Anna Kuliscioff e ne è la miglior declinazione, la più moderna, la più aperta, la più incisiva.

Il rinnovamento del socialismo propugnato da Carlo Rosselli aveva come riferimenti il liberalismo di Keynes e di Beveridge propugnatori dell’intervento pubblico in economia e del Welfare State per i lavoratori. In Italia il socialismo liberale di Rosselli diede vita alle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà e poi al Partito d’azione ricco di talenti ma povero di voti.

Solo con Bettino Craxi, con il dialogo lib-lab, il polo laico socialista e con la Conferenza di Rimini il socialismo liberale divenne la carta d’identità di un grande partito. Oggi potrebbe essere patrimonio comune, elemento ispiratore e bussola di un vasto movimento per il progresso sociale, per il rinnovamento della Repubblica, per le libertà civili.

Avanti! – con quel punto esclamativo – è un incitamento, un’esortazione a guardare e andare avanti ritrovando il gusto delle sfide che fanno progredire un paese affrontando le difficoltà, superando gli ostacoli, correggendo gli errori. Per noi socialisti vuol dire non dimenticare da dove veniamo ma soprattutto capire dove vogliamo andare, come e con chi.